Apprendimenti Futuri
Bisogna valorizzare gli apprendimenti futuri attraverso la formazione, che deve supportare lo sviluppo dei nostri territori e dei lavoratori
Reinventare i rapporti tra gli individui
In ogni crisi c’è la necessità di reinventare i rapporti tra gli individui, le imprese e i giovani.
Per cogliere gli obiettivi di contrasto alla crisi e di rilancio dell’economia il Recovery Plan dovrà attivare investimenti e iniziative di origine privata. In questo momento bisogna tenere conto delle necessità di confronto e attivazione delle forze sociali e industriali del Paese.
Reciprocità, relazioni, mutualismo e cooperazione saranno i valori centrali. Questi elementi dovranno essere incorporati nell’interpretazione che le imprese e i cittadini daranno alla sostenibilità, alla digitalizzazione e alla transizione. Ma ciò non deve diventare un esercizio di mera esteriorità e di conservazione dello status quo.
Senza una visione che generi una vera forza trasformativa sulla società e sull’ambiente nessun piano, anche se ben congegnato, potrà produrre effetti. Il futuro che dobbiamo costruire si basa su resilienza, sostenibilità e digitalizzazione. Questo significa che bisogna chiedersi quale narrazione bisogna costruire. Inoltre questi strumenti non vanno confusi con gli obiettivi.
Ridare Speranza
È doveroso ridare speranza ad un Paese incupito. Senza speranza non c’è possibilità di avviare non solo la ripresa economica, ma anche sociale, educativa e culturale. Per questo è necessario sviluppare una visione in grado di sconfiggere questo destino di precarietà al quale un’intera generazione sembra essere condannata.
Da queste riflessioni sorge spontanea la domanda su come la formazione potrà generare un ambiente biotico. Bisogna essere in grado di mobilitare le persone ad alimentare le aspirazioni dei giovani nel creare il loro mondo futuro. Negli ultimi anni ha prevalso una forma di egoismo e di miopia. Questo ha depotenziato la capacità umana di generare un futuro migliore, in favore di obiettivi finalizzati al raggiungimento di un immediato ritorno politico. Questo oggi non è più accettabile.
Privare le nuove generazioni del loro futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza. In questa nostra effimera contemporaneità, formazione significa rigore, competenza, disciplina e studio. È questo il substrato su cui poggiare l’infrastruttura della fiducia e della progettualità.
Economia civile e istruzione
Bisogna che si enfatizzi quel filone dell’economia civile che lega lo sviluppo all’istruzione, che si punti sulla crescita endogena dei territori, sviluppando la capacità dei cittadini di risvegliare gli asset dormienti che caratterizzano i luoghi in cui si trascorre la maggior parte della propria esistenza, e che sono generatori di speranza di benessere.
Una formazione, dunque, capace di restituire un senso ai concetti di resilienza, innovazione, sostenibilità e digitalizzazione, perché connessi alla possibilità di generare benessere per le persone e per le comunità. Solo passando attraverso questa cruna dell’ago si possono sollecitare i fattori dello sviluppo economico, per guardare al Recovery Fund non come una nuova ghiotta opportunità di erogare sussidi, ma di generare dei processi di apprendimento collettivi adeguati a generare occasioni di lavoro.
Le giovani generazioni non devono essere oggetto di sussidi. Non bisogna ricadere nelle trappole del lavoro socialmente utile che ha distrutto, a partire dagli anni ’80, la dignità di gran parte delle persone appartenenti alle fasce deboli del sistema. I giovani devono partecipare in maniera attiva allo sviluppo della società accrescendo le opportunità della propria vita anche rielaborando questa eredità di speranze deluse, di rabbia e di contrapposizione, con la costruzione di nuovi valori e identità della nostra democrazia.
I temi chiave
La società è un organismo vivo, che scava senza sosta percorsi carsici che occorre conoscere per indirizzarli verso lo sviluppo di benessere futuro. In momenti di forte transizione come questo è ancora più importante comprendere le circostanze storiche che determineranno queste spinte. La costruzione del mondo futuro non può essere determinata dalle cospicue risorse del Next Generation UE ma anche dai comportamenti coerenti e da un movimento dal basso capace di accompagnare e valorizzare i flussi di denaro erogati dall’alto.
Focalizziamo l’attenzione su alcuni punti sollecitati dai finanziamenti:
- le città del futuro
- lo smart working
- la continuità produttiva
- le strategie di adattamento
- le politiche del lavoro
Città del futuro
Nel mondo circa quattro miliardi di persone vivono nelle grandi città. C’è un’esigenza di una transizione sostenibile nel sistema dei trasporti, degli spazi pubblici e della prevenzione sanitaria.
Cittadini e classe dirigente dovranno condividere una visione chiara e profondamente radicata nel processo decisionale, con target misurabili e tappe identificate. Come realizzare ad esempio le città del quarto d’ora?
Metropoli fatte di quartieri in cui tutto è a portata di mano e a un massimo di quindici minuti da casa. La città cambia, di pari passo con gli stili di vita e con gli spostamenti. Piste ciclabili, centri storici chiusi al traffico, riqualificazione urbana, mezzi pubblici potenziati. Ma anche integrazione e inclusione, valorizzazione della cultura e dell’arte in alternativa all’industria pesante. Restituire appeal ai centri urbani. Inclusione dei cittadini come attori centrali e attivi.
L’idea della città del quarto d’ora, lanciata da sindaco di Parigi Anne Hidalgo, descrive i quartieri delle grandi città che si danno un loro codice di vitalità. Sviluppo di nuovi centri di vita del quartiere dove far gravitare una serie di piccole attività artigianali e di servizio che possono continuare a mantenere relazioni con i propri clienti. In che modo si possono creare quote significative di lavoro e un decentramento dei servizi amministrativi?
Smart working
Da forme di adattamento alle restrizioni di mobilità a nuove forme organizzative che operano con flussi esecutivi delocalizzati. Oggi si può valorizzare la capacità delle persone di reagire velocemente agli imprevisti e agire con flessibilità e, dall’altro, indicare spietatamente i limiti, a cominciare dal rischio di peggiorare la condizione femminile. In altri termini, saremo capaci di operare una sintesi di queste esperienze, tenendo il bambino e buttando l’acqua sporca?
Continuità produttiva
In questo periodo c’è stato un adattamento virtuoso di aziende e lavoratori che hanno consentito la permanenza delle aziende all’interno delle grandi catene del valore internazionali. Molte aziende si sono modernizzate per tenere il passo dell’evoluzione digitale e commerciale.
Strategie di adattamento
Ripensare i nostri territori sviluppando una visione sistemica capace di disvelare gli asset dormienti e sfruttare al meglio le opportunità di finanziamento come l’eco-bonus. La ripartenza della filiera dell’edilizia è indispensabile, tuttavia è necessario evitare che questa ripartenza generi nuove forme di depauperamento del patrimonio presente in tutti gli angoli del nostro paese.
Politiche attive del lavoro: anche se non è possibile immaginare il verificarsi di una corsa a licenziare dal giorno dopo l’eventuale sblocco delle procedure, è ragionevole prevedere l’inizio di un flusso destinato a svilupparsi nell’arco di qualche mese. Ad essere più colpiti sarebbero nella gran parte i dipendenti delle piccole imprese con meno di 15 addetti, in crisi di mercato e rimaste fuori dalle filiere di fornitura. Come si potrà fronteggiare, con un mix di misure di sostegno e politiche attive, un flusso di licenziamenti, nella migliore delle ipotesi, pari a 40-50 persone al mese?