Il ruolo della formazione nella sostenibilità – Prof. Mauro Magatti
Secondo Mauro Magatti la formazione riveste un ruolo chiave nei fenomeni della transizione e della sostenibilità. Partendo da alcuni elementi storici e sociologici riportati dal professore, spiegheremo il perché in questo articolo.
Siamo in una profonda metamorfosi e ci sono evidenti segnali che ci suggeriscono di affrettarci a cambiare le nostre mappe. La globalizzazione, a partire dalla caduta del muro di Berlino e la vittoria delle economie liberali, ha aperto ad una grande stagione di espansione: la finanza, la geografia e un’idea di crescita centrata.
La crescita entropica e il rapporto con la sostenibilità secondo il prof Magatti
La crescita – economica – è soprattutto aumento di possibilità di vita per miliardi di persone. Non riguarda semplicemente i consumi ma il vivere meglio e più a lungo, viaggiare di più, comunicare e relazionarsi. Il dato che rappresenta chiaramente questo fenomeno è che tra il 1990 e il 2010 il PIL del mondo è raddoppiato. Questa grande crescita, fondamentalmente entropica, genera squilibri e disordini che conducono alle emergenze che stanno colpendo, sia localmente che globalmente, il mondo.
Quattro delle più grandi sono state:
- l’11 settembre, con il conseguente rapporto tra Occidente e Islam;
- la crisi finanziaria del 2008, con le conseguenze da cui è nato il populismo;
- la pandemia globalizzata del 2020;
- la guerra del 2022 che sta attivando una serie di conseguenze a livello planetario.
Quindi accanto ad una stagione di crescita straordinaria e di aumento delle possibilità di vita per miliardi di persone, si è generata una situazione entropica e antropica.
II secondo passaggio fondamentale è l’approfondimento dell’“entropia”
“Entropia” deriva dal mondo della fisica e della termodinamica. Gli scienziati si sono accorti che l’universo ha una tendenza entropica, cioè verso la frammentazione e scomposizione. La vita di un’organizzazione invece (come l’organismo o il corpo) per vivere si oppone all’entropia, al disordine e alla scomposizione.
In questa salto storico fatto dalla fine XX secolo è successo che l’aumento delle possibilità di vita, moltiplicato per miliardi di individui, ha prodotto disastrosi effetti entropici sul lato ambientale e sul lato sociale. Gli effetti in questione sono:
- produzione di immissione di scarti e produzione di scarti umani (per esempio inadeguatezze umane);
- perdita della biodiversità sul lato ambientale e perdita della biodiversità culturale sul lato sociale, quindi standardizzazione dei comportamenti e distruzione delle diversità culturali;
- l’effetto della disorganizzazione produce conseguenze sul lato dei grandi equilibri dell’ecosistema (cambiamento climatico, riscaldamento globale) e grandi scombussolamenti dal punto di vista degli equilibri geopolitici. La guerra dell’Ucraina è un sintomo del fatto che vanno costruiti equilibri geopolitici diversi dopo che abbiamo fatto questo affondo dei processi di globalizzazione.
Quindi la grande stagione di crescita lascia un’eredità complicata fondamentalmente entropica. Cioè di disgregazione della vita, dal lato organico, da quello psichico e infine da quello sociale. Sta venendo scomposta la psiche soggettiva, ed è sempre più difficile tenersi e tenere insieme le varie forme: dalla famiglia all’impresa, dal territorio allo Stato.
La formazione è strategica per il salto di complessità
Secondo Mauro Magatti la formazione è strategica in questi fenomeni che presuppongo la sostenibililità.
Quando i sistemi vanno in disequilibrio come in questo momento, si deve fare un salto di complessità per contemplare la “più vita” che stiamo generando. È questo è il tema del prossimo ciclo di sviluppo e di crescita.
Il capitalismo, che è dinamico, vive diverse stagioni. Oggi siamo in una nuova transizione con la questione di sintesi alla sostenibilità, che non è una moda.
Il capitalismo si nutre delle sue critiche. Come già l’istanza libertaria soggettivistica del ‘68 è diventata poi la matrice del neoliberismo, anche oggi è questo è in atto. Difatti tutti sono già diventati più sostenibili. Ma la sostenibilità non è un’etichetta, è un processo di cambiamento che ha a che fare con la comprensione del “più vita”. Una delle cui implicazioni è che la “più vita” individualizzata produce effetti entropici, sia sul lato ambientale, che psichico e sociale. Nessuno sa come affrontare il salto di complessità che ci attende.
Tre ipotesi perché la formazione affronti il salto di complessità imposto dalla sostenibilità secondo Magatti
Si può comprendere il ruolo che la formazione può avere nella sostenibilità se si vagliano le tre ipotesi che il professor Magatti ha elencato per affrontare il salto di complessità che ci attende:
- non riuscire a fare il salto di complessità, cosa che implica il trascinarsi per un po’ di anni da uno shock, conflitti e tensioni, all’altro.
- riuscire a fare il salto di complessità richiesto in questo momento storico, ma solo verticalizzando. Cioè combinando tra loro il ritorno della potenza politica e il digitale verticalizzato e il capitalismo della sorveglianza. Quindi si induce ad delegare la responsabilità dell’azione, con equilibrio diversi e gestendo i confini militarmente. In questa risposta di verticalizzazione la formazione diventa addestramento, mentre il digitale produce una neo-taylorismo digitalizzato. Ci sono visioni che vanno in questa direzione nel nome della sostenibilità. Bisogna tener conto, però, che la regolamentazione di tutto distrugge l’intelligenza diffusa.
- La terza via contempla lo scommettere sulla libertà, cioè sovra-investendo sulle risorse umane. Scommettere su un sistema di intelligenza diffusa è una soluzione migliore rispetto ad un sistema centralistico.
Il ruolo della formazione come questione strategica
La questione della formazione è una questione strategica, che si incardina in due luoghi: il territorio (dove le persone concrete vivono e in cui c’è possibilità di mediare il globale con il particolare), e le organizzazioni, dove si spende gran parte del tempo umano.
La risposta non viene infatti dai singoli, ma da singoli dentro le organizzazioni (università, scuole, ospedali, imprese, Pa) e il problema fondamentale è trasformarle in organizzazioni noetiche. Cioè capaci di generare conoscenza e pensiero in chi ci lavora e in rapporto all’ambiente in cui operano (che è il tema della sostenibilità correttamente intesa).
Si ha bisogno di territori partecipativi, dove imparare concretamente la mega entropia e la sostenibilità, cioè lo stare insieme agli altri, e di organizzazioni noetiche, cioè che producono, distribuiscono e generano conoscenza.
La risposta non è quindi in un leader, ma è lavorare accompagnando i processi attraverso la dinamica formativa, per sviluppare un’intelligenza diffusa all’altezza della super società.
Formazione e Sostenibilità: la super società per Magatti
La super società è il mondo in cui siamo finiti e in cui dobbiamo trattare tre dimensioni contemporaneamente. Queste ci sono sempre state, ma oggi si pongono con un livello di intreccio che non abbiamo mai conosciuto.
La Tecnosfera: l’uomo è tecnico fin dall’inizio, non esiste umano senza tecnica. La tecnica è un farmaco, intanto che: guarisce, ammalata; abilita, dis-abilita; capacita, dis-capacità; dà, toglie. Sempre, fin dall’inizio. La tecnologia è il modo in cui l’umano si dà. Ogni stagione tecnologica dà occasione per capire gli aspetti velenosi e lenitivi della tecnologia.
Il digitale è troppo grande e veloce da capire, è importante ragionarci sopra perché cambia la conformazione del cervello. Nella tecnosfera, con le sue regole, ci sono attori che non sono umani, ma appunto regole del sistema. Non esistono formatori al di fuori del digitale, soprattutto con l’arrivo del Metaverso.
La tecnica e la tecnosfera
La tecnosfera, che include il sistema economico, ha un’immediata correlazione con la biosfera. Negli anni ‘70 si diceva che la sostenibilità avesse a che fare col fatto che il modello di sviluppo non deve modificare le possibilità di vita delle generazioni successive. Ora siamo da un’altra parte perché l’attuale modello di sviluppo interferisce con gli aspetti della biosfera già adesso (grandi migrazioni, cambiamento climatico, ecc.). Si ha quindi un problema di tecnosfera, di biosfera, e di rapporto tra i due.
Non ci sono soluzioni, ma la scelta dell’intelligenza diffusa è la terza via che si apre tra il non compiere il salto di complessità e la verticalizzazione. Questo significa che l’idea di libertà, sviluppata a partire dagli anni i 60 e 70 che è individualistica e adolescenziale, è cambiata. bisogna riconoscere che più possibilità di vita per il singolo ha a che fare con tutto il resto. E’ un tema culturale, spirituale e di conoscenza, la questione della formazione, proprio nelle sue applicazione concrete, è star dentro questa transizione ed esserne consapevoli. Bisogna anche aiutare i committenti a capire di cosa hanno bisogno.
Questa è espressione di un gruppo professionale che non è completamente dipendente ed è capace di giocare la propria partita e che rivendica opportunamente il sapere di cui è espressione.
Di Roberta Bruno
Questo Articolo sul ruolo della formazione nella sostenibilità è stato scritto a seguito dell’intervento del professor Magatti al XXXIV Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana dei Formatori – Utopia: modernizzare e integrare.
Sapevi che:
Sapevi che gli Enti di Formazione che aderiscono a Fondimpresa hanno l’obbligo di qualificarsi secondo quanto scritto nella Prassi-UNI/Pdr116?
Scopri di più in questo articolo dedicato alla Prassi-UNI/Pdr116 di Fondimpresa e il Servizio di Qualificazione.