Innovare le organizzazioni
Quando si parla di innovare le organizzazioni viene in mente la distinzione tra innovazione di prodotto e di processo.
L’innovazione di prodotto consente alle aziende di proteggere i margini, mentre l’innovazione di processo dovrebbe servire ad abbattere i costi. Tutto questo non è possibile senza partire dalle persone.
Perché è importante innovare le organizzazioni e che tipo di innovazione?
Di seguito una panoramica su come si declinano i tipi di innovazioni:
Routine:
Si parte da un’innovazione in cui gli investimenti sono minimi che viene definita innovazione di routine, cioè che sfrutta delle competenze aziendali e un modello di business già esistenti. Quindi un piccolo passo di innovazione su un modello già esistente. Si tratta di un’innovazione incrementale.
Dirompente:
Sfruttando competenze tecniche già esistenti esiste l’innovazione dirompente che richiede un nuovo modello di business, l’azienda continua a fare quello che faceva ma approcci a nuovi mercati cambiando il modello di business. Come ha fatto Spotify o dvd on demand
Radicale:
in questa innovazione si mantiene il modello di business, ma l’azienda chiede di implementare le competenze tecniche. L’esempio classico è quello delle aziende farmaceutiche che producevano farmaci e che poi hanno iniziato a produrre prodotto biotecnici. Le competenze variano perché non sono più solo di natura chimica ma anche biologica anche se il modello di business è rimasto identico.
Architetturale:
Si tratta di quella più alta perché necessita di competenze tecniche nuove e richiede nuovi modelli di business. L’esempio è la Kodak che è passata da analogico a digitale.
Innovazione chiusa o aperta
Un tempo innnovare per le organizzazioni significava svolgere un meeting interno insieme alle risorse di ricerca e sviluppo, chiedendo di ricercare l’innovazione giusta per approcciare allo stesso mercato con output differente. Questo è un esempio classico di modello chiuso.
Il modello aperto, invece, ha confini meno netti e un’osmosi tra l’interno e l’esterno. Non c’è più un team chiuso all’interno, ma uno scambio con un’ecosistema, che da un lato produce i prodotti dello stesso mercato, dall’altro si apre alle opportunità di nuovi mercati a cui inizialmente non era pensato, con accordi di natura economica.
Questo cambiamento non è netto ma è in divenire, ed ha bisogno di tre cose: strumenti competenze e coscienza. Tutto questo sempre e comunque deve contemplare le persone. Infatti queste hanno bisogno di strumenti, per avere fiducia nell‘ecosistema esterno, di competenze, per poter apprezzare il valore di tecnologie esterne da poter portare all’interno dell’azienda e coscienza e, infine, di consapevolezza che questo sistema può cambiare e migliorare in termini di innovazione.
La relazione e lo scambio in questo caso assumono valore per sviluppare il settore. Più che stakeholder, infatti, si inizia a parlare di share-holder implementare le nuove potenzialità da esplorare.
Di Roberta Bruno